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giovedì 30 maggio 2013

UNA MALATTIA NUOVA: LA MATERNITA’

UNA MALATTIA NUOVA: LA MATERNITA’ Oggi festeggiamo la vita. Il diritto alla vita. Ci vorrebbero decine di libri per dire tutte le cose sensate a difesa di questo elementare ma essenziale diritto dell’uomo. Io in queste poche righe cercherò di porre solo qualche domanda che rompa l’assordante silenzio che circonda questo tema essenziale per la nostra civile sopravvivenza. Da quando è stata approvata la legge 194/78 nella civile Italia sono stati commessi legalmente più di 5.000.000 di omicidi! Omicidi li chiamo perché tali sono gli aborti. Tutti commessi in strutture sanitarie attrezzate, disinfettate, da personale specializzato, ma sempre omicidi restano. La favola dell’autodeterminazione della donna si è scontrata contro la dura realtà: la legge parlava di aiutare le donne a non abortire si è invece trasformata in aiuto alle donne ad abortire. Doveva accogliersi e difendere la donna nel suo grande dramma della maternità si è invece abbandonata la donna nel dramma della solitudine (anche il maschio ha visto bene di non immischiarsi, e la legge gli ha permesso di deresponsabilizzarsi) di una scelta terribile. La legge non affermava che quel grumo di tessuti non fosse un essere umano – magari donna anch’esso – di fatto si è negato e si nega, per colpevole comodità o per un adeguamento al diktat intellettuale imperante, che lo sia. Quando inizia l’uomo ad essere uomo? Un grande comunista, Antonello Trombadori, già nel 1981 così scriveva: “Un materialista ateo, quale io penso di essere, giunge alla conclusione antiabortista perché non gli è consentito distinguere nel processo vitale l’inizio dalla conclusione – impossibile è l’inequivocabile fotofinish del decisivo passaggio di qualità e dei suoi tempi reali –“ cioè il passaggio da non uomo a uomo. È ormai innegabile che le leggi occidentali e orientali antiabortiste nate da una visione secolarista e libertina della sessualità, sex without children (sesso senza bambini), hanno confermato l’aborto come diritto assoluto delle donne, ma hanno così tradito la salute e la felicità delle “donne in carne e ossa” a favore di un’inesistente Donna. Sono, queste leggi, infine approdate al children without sex (bambini senza sesso) con l’aborto selettivo o eugenetico, anche e soprattutto in vitro, al posto della cura medica e della carità umana! Ma veniamo alla domanda di fondo: perché tanto silenzio, tanta incoscienza davanti ad un eccidio di proporzioni devastanti? Perché la maternità è diventata una “malattia” da curare e assoggettare ad innumerevoli esami (molti dei quali sono potenzialmenti letali per il feto)? Perché la maternità, che per l’essere umano è la più grande somiglianza con la potenza creatrice di Dio, è diventata fonte di angoscia? C’è la gara a trovare nuovi metodi per evitarla: pillola del giorno dopo, RU486, il pillolo per l’uomo … C’è a mio avviso il sempre mai sopito desiderio dell’uomo di “farsi come Dio”, il desiderio di onnipotenza e di autodeterminazione assoluta: ma dietro questo non c’è anche, e questo è un dubbio atroce, il vile denaro che da tutto ciò si ricava? Un ultima doverosa precisazione: io sono, e tutte le persone con cervello e cuore a posto so che lo sono, vicino alle donne – in carne e ossa – che affrontano la maternità con gioia, e a quelle che hanno dovuto vivere l’esperienza drammatica dell’aborto, spesso in solitudine e con profondo dolore: ne ho conosciuto diverse, e molte anche dopo tanti anni, ancora ne portano le cicatrici; sono, invece, radicalmente contro quella Donna frutto di vacui e intellettualistici progetti che questa pseudo società civile ha inventato e che, purtroppo, imperversa. Antonello Tumminello

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