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giovedì 30 maggio 2013

LA POVERTA’ CHE CI SPAVENTA

LA POVERTA’ CHE CI SPAVENTA In TV, nei giornali, persino al market e al bar non si parla d’altro che di spread, bund, bot, indici di borsa e soprattutto di crescita. I paesi poveri del mondo (i quattro quinti dell’umanità) devono crescere; i paesi benestanti (il rimanente quinto dell’umanità) devono crescere. Ma fin dove? A spese di chi? E soprattutto: perché? Il nostro pianeta contiene risorse inesauribili? Quando sentiamo parlare di crescita zero o di decrescita ci sentiamo male. Diventeremo tutti poveri! Davanti alla crescita zero non sappiamo come reagire, non abbiamo i mezzi per comunicare, ormai ci dicono tutto i TG. Noi che abbiamo scambiato l’amore, per il coniuge, per i figli, con il mercato delle cose da non fargli mancare; il riposo con l’affanno da fine settimana; lo stare insieme a tavola parlando con il televisore anziché tra noi. Ma non ci basta come viviamo? Certo anche da noi i poveri ci sono eccome, ma ci sono anche tanti benestanti e tanti ricchi. Non è crescere che ci salverà: è ridistribuire. Occorrerebbe avere qualche cellulare di meno e magari tenerlo fino a che funziona – perché tanto dell’ultima versione useremo solo il 5% delle funzioni. Occorrerebbe avere meno automobili magari più piccole e usarle meno, ci guadagnerebbe la nostra salute e le nostre città non sarebbero immensi parcheggi maleodoranti. Potremmo parlare anche dell’abbigliamento che cambiamo alla velocità della luce (ci sono gli anni in cui devi indossare quel colore: l’anno del viola, del nero, del bianco; del capello con la cresta stile calciatore – 12 € a settimana per rifare la righetta rasata che fa tanto trendy –, del pantalone a vita bassa stile: guarda che indosso mutande firmate). Siamo schiavi della pubblicità e della moda: ogni anno si spendono 500 miliardi di euro in pubblicità, per vincere la fame nel mondo ne basterebbero 80…!) o delle tonnellate di cibo che finiscono giornalmente nella spazzatura. Tutto questo si potrebbe fare a crescita e consumo zero, e soprattutto a 0 euro! Si deve ricominciare a privilegiare il noi all’io; la civiltà alla barbarie dei nostri comportamenti; la civiltà della solidarietà alla barbarie dell’egoismo. Crescita zero vuol dire che l’uomo finalmente finirà di essere solo un consumatore di merci; che diventando o facendo come se fossimo più poveri ci sarebbero meno poveri veri, meno emarginati (perché i poveri non vanno visti, si da pure qualche spicciolo che ci stressa la tasca ma non li si guarda negli occhi). Mettiamoci l’anima in pace: la crescita zero sarà sempre più probabile, perché i 5 miliardi di uomini che vivono in povertà totale non continueranno in eterno a subire. Non lasceranno ancora per molto che i loro bambini muoiano di fame o per banali malattie da noi curabilissime (uno ogni 6 secondi!). In Africa e in Asia non accetteranno ancora per molto di lavorare 12 ore al giorno per noi occidentali e per una ciotola di riso. Non possiamo, non lo dico io ma tanti, troppi, enti e scienziati, permetterci questa crescita e questo stile di vita. Non se lo può permettere il pianeta e con buona pace di coloro che in questi anni hanno accumulato una fortuna commerciando non grano o riso ma solo denaro virtuale, e che ora chiedono la ripresa della crescita, tutto questo finirà! Altrimenti: extraterrestre … portaci via! Don Antonello Tumminello

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