Solo una parola può essere detta sulla nostra vita che ci dia felicità: Che essa non finirà mai, che è eterna!
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giovedì 30 maggio 2013
LIBERTA’ E’ PARTECIPAZIONE
LIBERTA’ E’ PARTECIPAZIONE
“La libertà non è star sopra un albero e neanche il volo di un moscone(?), la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione.” Così cantava Giorgio Gaber negli anni ’70. Anni in cui si partecipava a tante cose: si manifestava un giorno si e l’altro pure; si partecipava ad assemblee scolastiche, sindacali, politiche; si doveva poter dire “io c’ero!” Allora come oggi si viveva con l’insicurezza del futuro: l’inflazione era alle stelle, la disoccupazione pure. Soprattutto la mia generazione pensava di poter cambiare il mondo. il mondo è cambiato, se in meglio o in peggio lo lascio dire ad ognuno, ma siamo cambiati anche noi. Partecipare ha sicuramente cambiato me, se in meglio o in peggio io lo so ma non ve lo dico. C’è un assunto che non bisogna mai perdere di vista: “l’uomo si plasma, si costruisce, con le proprie azioni, con i fatti che deliberatamente pone in essere”. Fossimo fatti di puro spirito ci plasmerebbero le idee, ma siamo anche di carne e ciò che fa la carne plasma la carne stessa e lo spirito (pensate all’attività fisica!), e ciò che fa lo spirito plasma lo spirito e la carne (pensate ad una bella musica!). Partecipare, direbbe Gaber, è esercitare e godere della propria libertà, che tanto invochiamo a piè sospinto e che tanto poco esercitiamo. Partecipare attivamente alla vita politica e sociale della città, della propria regione, e della nazione, è esercitare la propria libertà, occorre pretenderlo! Dove noi non siamo altri decideranno per noi – e magari contro di noi -. Partecipare alle manifestazioni, ai convegni, alle fiaccolate per la liberazione degli ostaggi, alla via crucis, all’attività della parrocchia, dell’associazione di cui siamo soci, non aggiunge niente all’ente che la promuove ma educa la nostra vita: partecipare a cose buone educa alla vita buona; partecipare a cose cattive educa alla vita cattiva. Fare, partecipare, educa alla convivenza, all’accoglienza dell’altro anche se sconosciuto. Partecipare scaccia via la paura che abbiamo dell’estraneo diverso da noi, cementa l’appartenenza ad una comunità, ad un gruppo, ad un sodalizio, ad una famiglia, ad una Chiesa. Stare a casa davanti alla TV o allo schermo di un computer cementa l’appartenenza agli elettrodomestici. Partecipate gente, partecipate, e sarete più liberi e più giusti.
Antonello Tumminello
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