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venerdì 1 giugno 2012

CORVI, DISASTRI, SCOMMESSE E STUPORE

È stata una settimana difficile per tutti: maggiordomi papali arrestati come ladri (?), terremoti e vittime causate da ingegneri improvvidi di capannoni industriali (?), ragazzi fortunati che guadagnano cifre spropositate tirando calci ad un pallone che arrotondano il loro pingue reddito con falsi risultati (?). C’è sicuramente da stupirsi. Ma non per i fatti in se: ma che ci si stupisca! Ci stupiamo che coltiviamo una società fatta di competizione e di bengodi. Ci stupiamo che coltiviamo una società fatta di privilegi: avete mai preso un caffè in un locale in cui c’era un “titolato” o un calciatore o una soubrette? Avete visto come lo si trattava? Sicuramente non come voi. È ovvio per certi versi (… in Italia!) che sia così, ma non possiamo renderlo sistema. Altrimenti generiamo, anche in noi – ma soprattutto nei giovani, mostri che pur di avere quei privilegi fanno qualsiasi cosa, e i fatti di questi mesi (o anni?) ne sono la triste conferma. Occorre ripensarci, tirare il freno, guardare avanti tenendo presente il passato e cosa potrebbe succedere. In tutti i campi occorre recuperare sobrietà, anche nella mia e vostra Chiesa. Occorre sobrietà nel linguaggio e nei comportamenti. Bisogna tornare al linguaggio e al comportamento evangelico ben sapendo che il campo di Dio sarà, comunque e purtroppo, sempre infestato dalla zizzania dai corvi e dai malfattori, di coloro che si sentono signori della vita e artefici della storia. Non ce ne stupiamo: è un campo pieno di uomini come noi. Chi se ne stupisce è un extraterrestre. Recuperare la consapevolezza che da soli – neanche i più intelligenti – non ce la possiamo fare è l’unica salvezza, che nessuno: il Papa, i Vescovi, i preti o i santi potranno farcela. Solo Cristo ce la farà. Recuperare che Dio si è fatto uomo per questo unico motivo è l’annuncio della fede che la Chiesa (così com’è umana, è piena di corvi e zizzania), sostenuta dall’Amore di Dio e di Cristo, continua a fare all’uomo. Nella Chiesa – nel mondo – ci sono santi e sante per lo più sconosciuti che accolgono questo amore e anche per questo Dio continua ad occuparsi del mondo. “Non avere paura piccolo gregge io ho vinto il mondo”. Per questa promessa, e per la testimonianza di questi santi, io non ho paura e non mi stupisco più! Antonello

giovedì 22 marzo 2012

domenica 18 marzo 2012

PERCHE’ TIRARE FUORI LA TESTA DAL SACCO!

La società plurale nella quale i cattolici sono oggi chiamati a vivere implica la necessità di un confronto a 360° con tutti i soggetti in campo, teso ad individuare i beni comuni sia spirituali che materiali e le politiche adeguate a promuoverli, i cattolici non devono rassegnarsi all’irrilevanza come cattolici. Al contrario, proprio perché la rappresentanza cattolica non è più garantita da un unico partito, – e io dico fortunatamente – ai fedeli laici è richiesto di concorrere al bene comune rendendo così pubblicamente ragione della fecondità sociale della propria fede: “ pronti a rendere ragione della speranza che è in voi” (1Pt 3,15). E questo ha delle conseguenze decisive per i contenuti e il metodo dell’impegno politico. In pratica, operando in partiti diversi, i laici cattolici dovranno praticare il principio del distinguere nell’unito. Non dovranno perdere, nell’elaborazione e nell’attuazione dei programmi, il senso comune di appartenenza ecclesiale e mostrare la necessità dell’unità nelle questioni non negoziabili. Per il cristiano questo impegno civile, soprattutto quello politico, altro non è che il prolungamento, fatte le debite distinzioni, della logica della testimonianza intesa come lavoro pratico per il bene comune. Se si testimoniano in ogni ambito dell’esistenza, compreso quello sociale e politico, le proprie convinzioni, non si lede il diritto di nessuno. Scopo dell’azione politica, soprattutto per il cristiano, non è realizzare la società perfetta, che sarebbe una mostruosa presunzione, ma contribuire con realismo alla ricerca di un compromesso civile. (Angelo Scola, Buone ragioni per la vita in comune, Milano 2010. “Essere sobri ed attuare ciò che è possibile, e non reclamare con il cuore in fiamme l’impossibile, è sempre stato difficile; la voce della ragione non è mai così forte come il grido irrazionale. Il grido che reclama le grandi cose ha la vibrazione del moralismo: limitarsi al possibile sembra invece una rinuncia alla passione morale, sembra pragmatismo da meschini. Ma la verità è che la morale politica consiste precisamente nella resistenza alla seduzione delle grandi parole con cui ci si fa gioco del’umanità dell’uomo e delle sue possibilità. Non è morale il moralismo dell’avventura, che tende a realizzare da sé le cose di Dio. Lo è invece la lealtà che accetta le misure dell’uomo e compie, entro queste misure, l’opera dell’uomo. Non l’assenza di ogni compromesso, ma il compromesso stesso è la vera morale dell’attività politica”. (Ratzinger J., Chiesa, ecumenismo e politica, San Paolo, 1987, 144). “Il fedele laico è chiamato a individuare, nelle concrete situazioni politiche, i passi realisticamente possibili per dare attuazione ai principi e ai valori morali propri della vita sociale.” Compendio della dottrina sociale della Chiesa, n. 568. “Le istanze della fede cristiana difficilmente sono rintracciabili in un'unica collocazione politica: pretendere che un partito o uno schieramento politico corrispondano completamente alle esigenze della fede e della vita cristiana ingenera pericolosi equivoci.” Compendio della dottrina sociale della Chiesa, n. 573.

SE DIO E’ BUONO, PERCHE’ IL MALE? PERCHE’ AUSCHWITZ?

Questa è lo stralcio di una risposta ad una lettera di un mio studente che, tra le altre cose, addebita alla presenza del male il suo ateismo: “ … è meglio non credere in Dio, perché altrimenti si dovrebbe pure ammettere che egli è un sadico e odia l’umanità.” Innanzitutto mi meraviglio che tu partecipi alle mie lezioni di religione pur dichiarandoti ateo convinto. Forse in te vi è dell’altro, almeno la domanda se non esista poi qualcosa che sia Dio. Vorrei dirti che anche per me la domanda circa il dolore nel mondo, circa la terribile infelicità che – causata dall’uomo o dalla natura – regna in questa terra è sempre problematica. Si è detto: “dopo Auschwitz non sarà più possibile credere in Dio”, non ritengo vera questa affermazione ma credo che sia seria di fronte alla disperazione. Ma se si è atei è per caso più facile superare questa disperazione? O non si rende invece definitivo il male? Se ci si sente solidali con quanti sono morti nelle camere a gas, nei gulag sovietici, nelle stragi in Vietnam, in Cambogia, nei disastri naturali anche recenti, non è forse doveroso, anche se con fatica, ammettere che esiste realmente un Dio di amore in cui tutte queste sofferenze trovino pienezza di significato? Se Dio è Dio è infinitamente più grande del male della terra, è certamente inconcepibile per noi questa coesistenza con Dio ma non vi è contraddizione, perché nella sua pienezza di vita, di amore e di significato dà soluzione e significato al male del mondo. Per l’ateo il male non ha senso, è invincibile. Non è più vero che c’è stato e c’è tutto questo male proprio perché chi lo compie vive come se Dio non esistesse? Chi crede che esiste un Dio santo, giusto, amoroso, potente, è in grado di comprendere questo problema del dolore, certo non lo risolve. L’ateo che fa? È costretto ad accontentarsi dell’assurdità di questo mondo. Anche tu, come gli atei telegenici, dipingi il cristianesimo come un analgesico buono per gli sfortunati. Ma tu hai qualcosa di migliore da offrire loro? Tu puoi dire, con una vena di disprezzo, che chi crede si consola con la speranza del paradiso perché è incapace di venirne fuori con le proprie forze. Tu sei giovane, stai bene, hai tutto, non soffri! Ma coloro che il dolore lo vivono devono abbandonarsi alla disperazione oppure credere in Dio come soluzione al loro problema? Tu interpreti le tue esperienze negative come argomenti contro Dio, ma delle tue esperienze di felicità, di realizzazione, di pienezza, non ne hai mai fatto argomento a favore della sua esistenza. Il male è la prova contro Dio, il bene – che c’è dentro e fuori di te – una cosa scontata e ovvia. Un po’ di luce è immensamente superiore alle tenebre, anche se sembrano immense.
Questa mia risposta non è esauriente (forse un po’ aggressiva, ma mi conosci ..!) ad un problema immenso, ma credo e spero che col dialogo lo approfondiremo.

LIBERTA' E' PARTECIPAZIONE

LIBERTA’ E’ PARTECIPAZIONE
“La libertà non è star sopra un albero e neanche il volo di un moscone(?), la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione.” Così cantava Giorgio Gaber negli anni ’70. Anni in cui si partecipava a tante cose: si manifestava un giorno si e l’altro pure; si partecipava ad assemblee scolastiche, sindacali, politiche; si doveva poter dire “io c’ero!” Allora come oggi si viveva con l’insicurezza del futuro: l’inflazione era alle stelle, la disoccupazione pure. Soprattutto la mia generazione pensava di poter cambiare il mondo. il mondo è cambiato, se in meglio o in peggio lo lascio dire ad ognuno, ma siamo cambiati anche noi. Partecipare ha sicuramente cambiato me, se in meglio o in peggio io lo so ma non ve lo dico. C’è un assunto che non bisogna mai perdere di vista: “l’uomo si plasma, si costruisce, con le proprie azioni, con i fatti che deliberatamente pone in essere”. Fossimo fatti di puro spirito ci plasmerebbero le idee, ma siamo anche di carne e ciò che fa la carne plasma la carne stessa e lo spirito (pensate all’attività fisica!), e ciò che fa lo spirito plasma lo spirito e la carne (pensate ad una bella musica!). Partecipare, direbbe Gaber, è esercitare e godere della propria libertà, che tanto invochiamo a piè sospinto e che tanto poco esercitiamo. Partecipare attivamente alla vita politica e sociale della città, della propria regione, e della nazione, è esercitare la propria libertà, occorre pretenderlo! Dove noi non siamo altri decideranno per noi – e magari contro di noi -. Partecipare alle manifestazioni, ai convegni, alle fiaccolate per la liberazione degli ostaggi, alla via crucis, all’attività della parrocchia, dell’associazione di cui siamo soci, non aggiunge niente all’ente che la promuove ma educa la nostra vita: partecipare a cose buone educa alla vita buona; partecipare a cose cattive educa alla vita cattiva. Fare, partecipare, educa alla convivenza, all’accoglienza dell’altro anche se sconosciuto. Partecipare scaccia via la paura che abbiamo dell’estraneo diverso da noi, cementa l’appartenenza ad una comunità, ad un gruppo, ad un sodalizio, ad una famiglia, ad una Chiesa. Stare a casa davanti alla TV o allo schermo di un computer cementa l’appartenenza agli elettrodomestici. Partecipate gente, partecipate, e sarete più liberi e più giusti.

sabato 18 febbraio 2012

Luigi Giussani: a 7 anni dalla scomparsa di un profeta.

È venuto a Maddalena per diversi anni a trascorrere le vacanze estive. Apprezzava la nostra terra di Sardegna e tutto quanto da lei veniva. Ho avuto il piacere di cucinare per lui tanti pasti – a Cagliari – (adorava i carciofi crudi e il pesce) e di stare con lui tanto tempo. Ma soprattutto da lui ho imparato la fede: ho imparato che la fede, come l’amore, non è un sentimento. È un dono coltivato e custodito perché possa crescere. Ho incontrato il Giuss (così lo si amava chiamare) 40 anni fa. Quell’incontro è stato l’incontro con Cristo risorto e presente nel mondo perché don Giuss non presentava se stesso, manifestava ciò che lo costituiva: Cristo. Oggi ricordo colui che - non solo per me – mi ha insegnato a dire si al Mistero della presenza di Cristo. Mi ha insegnato che la fede, riconoscere Cristo vivo in mezzo a noi, come amava dire, coinvolge totalmente la vita, l’intelligenza e il cuore. Mi ha insegnato la fede, mi ha insegnato che la fede vale più dei nostri progetti, degli interessi, del concetto che abbiamo di noi stessi o che gli altri hanno di noi. Io l’ho visto vivere così. In tanti lo abbiamo visto vivere così, per questo abbiamo imparato. Si impara solo ciò che si vede e di cui si fa esperienza. Per lui l’incontro con Cristo significava corrispondere a Cristo. La corrispondenza fra il suo cuore e il concretissimo corpo di Gesù di Nazareth. Nella sua compagnia ho sentito che il cuore tornava ad essere mio. Seguendolo ho imparato a vivere come uomo ed ho imparato che Cristo è la risposta vera alla mia umanità perciò seguendolo sono diventato uomo vero. Solo questa consapevolezza ci permetterà di continuare la sua opera, e quella di tanti altri testimoni della fede. Senza una fede così matura e libera dai nostri condizionamenti niente nascerà di libertà e verità intorno a noi. Antonello

venerdì 20 gennaio 2012

UNA SANTA CATTOLICA E APOSTOLICA CHIESA


In questa “settimana di preghiera per l’unità dei cristiani” vi propongo uno stralcio della lettera che Max Josef Metzger, sacerdote cattolico tedesco ghigliottinato dai nazisti nel 1945 per la sua attività per la pace, scrisse a Pio XII. M. J. Metzger fu un’instancabile fautore della riconciliazione tra le Chiese cristiane. Nel 2006 si è aperto il processo per la sua beatificazione. Oggi come allora il mondo è scosso da infinite guerre e da una crisi etica ed economica che non sembra avere soluzione. Oggi come allora occorrerebbe che tutti i cristiani, uniti nell’unica Chiesa di Cristo, alzassero la loro voce per dire che solo Umiltà e Carità vincono tutto. “ Chi segue l’evoluzione intraecclesiale delle comunità da noi separate, ammetterà anche la seguente constatazione: le differenze dogmatiche – certamente serie ed importanti – al giorno d’oggi non rivestono più il ruolo di impedimento principale alla riunificazione. Il contrasto molto più forte riguarda, invece, le prese di posizione sul piano psicologico; queste, però, non possono essere affatto giudicate e messe in contrapposizione come “verità”, da una parte, ed “errore”, dall’altra, poiché si tratta spesso di tensioni antitetiche che, tutte quante, hanno un loro diritto all’esistenza nell’universo dell’Una Catholica. Alcuni esempi: Dio o uomo? Cristo o Chiesa? Scrittura o Tradizione? Grazia o ascesi? Legge o Libertà? Diritto o carità? Morale o coscienza? Cristianesimo dei sacramenti o Cristianesimo dello Spirito? Le reali differenze riguardano perciò molto più fortemente opinioni di scuole teologiche e questioni di disciplina ecclesiastica che non questioni di fede rivelata in rapporto alla quale la Chiesa, come colonna e fondamento della verità (1Tm 3,15), non sarebbe in grado di fare concessioni. Indubbiamente nel discutere di questi problemi c’è bisogno di molta umiltà e più ancora di bontà e carità disposte a comprendere, per non restare rigidamente ancorati alle opinioni personali e allo svolgimento dei fatti storici, che, se forse lusingano sentimenti troppo umani, nello Spirito Santo sono ad ogni modo capaci, o persino bisognosi, di revisione. Il momento attuale sembra forse il meno indicato per avviare a soluzione il problema della riunificazione dei cristiani. Pare davvero che la guerra abbia messo da parte ogni interesse umano. Eppure, a mio avviso, questa constatazione non è del tutto giusta. Infatti, è proprio l’esperienza della sventurata guerra che suscita in moltissime persone la volontà di uno sforzo straordinario per la salvezza del genere umano, per vincere l’apparente incapacità del Cristianesimo di influire sugli avvenimenti del mondo. solo quando la guerra avrà gettato i popoli della terra in una miseria sconfinata, il mondo intero attenderà una grande parola di Salvezza. Solo nella fede si potrà tentare quanto allora sarà necessario. I tentativi a metà e senza coraggio saranno condannati al naufragio.” M. J. Metzger “La mia vita per la pace”.
Sembra scritta ieri!

sabato 14 gennaio 2012

FARE TUTTO PER TE
Siamo a cavallo dei due anni. Potrei abbandonarmi alla prassi solita e diffusa di fare bilanci e profezie ( gli uni sempre parziali e le altre disattese). Certo, abbiamo motivi per bilanci negativi e positivi nella nostra vita personale e sociale (inutile fare l’elenco di quelli negativi che, anche a Maddalena, abbiamo sotto gli occhi); abbiamo motivi, speranze e previsioni sul nostro futuro. Ma abbiamo certezze? Tutti , anche coloro che si possono permettere di vivere “sopra le righe”, viviamo con la sensazione che qualcosa di negativo – ma cosa?- succederà. Alcuni dicono che le risposte arriveranno dalle profezie Maia, di Nostradamus, dagli oroscopi … Si, forse qualche risposta ci verrà data ma francamente non credo da queste. Una risposta è possibile ma dipenderà solo da noi, forse un sussulto di orgoglio, di fede, di carità e di speranza. Ho detto che non facevo profezie e non le faccio. Vi offro una pagina del diario di un giovane prete, don Giò, scritta pochi giorni prima della sua morte a 28 anni mentre giocava in oratorio con i suoi ragazzi.
“Troppo poco. Mi sembra troppo poco che tutto ciò che io debba fare sia mettere acqua nelle giare e starmene a guardare che Tu faccia il resto. Troppo poco vedere il miracolo e riconoscere la tua gloria. Troppo poco? Troppo poco lasciarsi amare da te e dire agli altri che Tu mi hai amato?
Sono io troppo presuntuoso. Capiscimi, Signore: non voglio portarti via il posto … Non voglio essere io né a far miracoli, né a salvare il mondo, né a dare gloria piena agli uomini.
Ma vorrei poter fare qualcosa di più per te. Vincere i miei timori, la mia pigrizia, le mie paure, e fare tutto per te, e mai più per me. Vorrei, ma mi scontro ogni giorno con la mia fatica. E non lotto abbastanza, mi arrendo troppo in fretta! Aiutami e sostienimi.
Non voglio fare grandi promesse o prendermi chissà quale impegno, uscendo da questi esercizi. So che non li manterrei. Esprimo solo l’intenzione in questo momento di recuperare sempre più passione e fedeltà agli impegni che già come sacerdote sono chiamato a vivere: il dono di te all’altro. Devo essere tutto a tutti.
Quando il mio progetto non va a buon fine mi chiedo: perché?
Pensare che Dio può avere un progetto diverso è un messaggio di speranza,
anche nell’oggi, per me.”

Sono questi i miei migliori auguri di buon anno. Antonello Tumminello
( i testi in corsivo sono tratti dal diario di: Giovanni Bertocchi, Io sono un sogno di Dio)

SIAMO I MAGI

SIAMO I MAGI
Partirono all’avventura, come un tempo Abramo, senza sapere dove andare. E ciò che doveva accadere accadde; la stella, la piccola stella si nascose e i Magi restarono soli, per strada, lontani dalla loro patria, lontani dalla meta del loro viaggio. Altri sarebbero tornati indietro, ma la fede che ardeva nel loro cuore non lo permetteva. Partirono come un tempo Abramo, senza sapere dove andare. Questo cammino non conosceva che un’unica direzione: in avanti.
Rinnegare la stella sarebbe stato un grosso peso per la loro coscienza; grazie ad essa avevano riconosciuto l’appello di Dio, avevano cominciato a rispondervi, non potevano diventare più come gli altri magi, quelli che erano rimasti nella loro terra e che non avevano voluto affrontare il rischio.
Ormai erano segnati, dovevano continuare sempre più in alto. Continuarono il viaggio senza la stella in una terra sconosciuta. Continuarono il loro viaggio verso Gerusalemme consultando i libri sacri. Per altri quelle indicazioni non dicevano nulla, una luce in mezzo ad altre luci (come oggi per le strade). Erano stati i soli a seguire la Stella apparsa nel lontano oriente, furono i soli a beneficiare delle indicazioni profetiche circa Betlemme, perché solo i cuori dei puri e dei semplici sono illuminati da Dio.
La loro storia è la nostra storia. È la storia del credente che risponde alla chiamata di Dio, che gli giunge in mezzo alla confusione del mondo e che, nonostante le notti dello Spirito che deve attraversare, persevera nel suo cammino. Dio spesso si nasconde e raramente si svela a quelli che vuole chiamare al suo servizio, giusto quel tanto per spingerli a un primo passo che potranno proseguire, come i Magi, nell’oscurità, nella fedeltà e nella fede, fino all’incontro faccia a faccia con un Bambino.
Ringraziamo Dio perché ha ascoltato le nostre preghiere e ha fatto si che i dipendenti della mensa della scuola sottufficiali non abbiano perso il lavoro. Continuiamo a pregare per i lavoratori della Enermar e della Valtur… che anche loro abbiano giustizia e lavoro.
Perché Dio può tutto: L’amore fa miracoli! Basta crederci: E noi ci crediamo!
BUONA MANIFESTAZIONE DEL SIGNORE
Antonello Tumminello