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giovedì 30 maggio 2013
CRISI POLITICA E QUESTIONE MORALE (3)
CRISI POLITICA E QUESTIONE MORALE (3)
“Tengo famiglia”. Che sia famiglia naturale o famiglia partitico-elettorale poco importa. Sta di fatto che la politica è diventata un affare di famiglia. Davanti a tanto sfacelo – i fatti degli ultimi giorni ci danno un resoconto impietoso della situazione: chi si faceva paladino del “contro Roma ladrona” deve giustificare il latrocinio nel proprio partito a favore della propria famiglia – , sorge una domanda: che fare? È proprio tutto allo sfascio? Siamo ad un punto di non ritorno? Veramente non c’è alternativa? No! Ma occorre che i molti, che in questi decenni si sono rintanati o ritirati per disgusto (e a volte perché cacciati a forza) nelle cucce dorate e tranquille tornino ad uscire, tornino a far sentire la propria voce. Tornino a vivere alla luce del sole la giustizia e, per chi è cristiano, la fede nel Signore della giustizia. Tornino con la loro competenza ad occuparsi del bene pubblico. Sappiamo che chi come loro ama la giustizia non avrà come referente la famiglia – naturale o politica – pur lavorando per essa con dedizione e sacrificio, ma tutta l’umanità. Occorre che ognuno di noi ripristini in se stesso la legalità e la giustizia negli atti: fare il proprio dovere di cittadino, di lavoratore, di studente. Occorre che oltre indignarci, giustamente, per gli sprechi ed il malcostume di taluni privilegiati ci si indigni per i nostri comportamenti: gocce in confronto al mare di prevaricazione di taluni, ma il mare è fatto di gocce! Occorre riprenderci lo spazio della politica partecipando, non astenendoci, con passione e dedizione di sudore e di tempo. Occorre che si sostituisca al primato dell’avere a tutti i costi e dell’apparire sul palcoscenico mediatico o sociale il primato della vita reale, della vita buona, della vita vera. Torni il primato dei rapporti sociali e della solidarietà, di cui diamo grande prova nelle calamità che colpiscono la nostra terra, della giustizia nei confronti di tutti a prescindere dal ceto, dal colore della pelle o della religione. Torni il primato della comunità sull’individuo – nel rispetto sacro dell’individuo – nella certezza che l’individuo senza l’altro, senza la comunità non sopravvive. Torni il primato della verità sull’opinione, delle norme iscritte in noi e non sul nostro arbitrio. Occorre che la Ragione e il Cuore tornino a comandare nel nostro Io. Sembra un’impresa impossibile: ma un Dio è venuto tra noi ad aiutarci, basta volerlo al nostro fianco nella battaglia.
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